Il polo strategico per i mercati circostanti
di Fatiha Es Salhi
Per le aziende italiane che desiderino proiettarsi sui mercati del Medio Oriente, gli Emirati Arabi Uniti sono un polo regionale imprescindibile. Grazie alla posizione geografica particolarmente favorevole e strategica, collocata fra Asia, Europa ed Africa, gli Emirati aprono un punto d’accesso molto importante su tutti i mercati circostanti, particolarmente in quelli dell’Asia meridionale e dell’Africa orientale.
Gli Emirati Arabi Uniti sono considerati uno stato “giovane” – basti pensare che l’indipendenza dal Regno Unito venne ottenuta solo nel 1971 – ma, nonostante ciò, nell’arco di poco meno di 50 anni, ha avuto una crescita esponenziale; potendo contare su considerevoli riserve di petrolio e gas naturale sono stati in grado di trasformarsi in una delle economie più sviluppate del Medio Oriente, e di favorire lo sviluppo di una realtà dinamica, moderna e avanzata.
Con una popolazione di 10,7 mln (Fonte FMI), solo il 10% è composta da emiratini. Il restante 90% è composto da espatriati di oltre 200 nazionalità: in particolare dell’Asia meridionale e, in misura minore, di altri paesi asiatici, altri arabi e Iran. Il resto della popolazione è costituita da occidentali, presenti soprattutto a Dubai e Abu Dhabi.
Nonostante l’arabo sia la lingua ufficiale del paese, a causa della forte presenza di emigrati, in realtà è l’inglese ad essere la lingua prediletta sia per il turismo che per il commercio e gli affari. Negli ultimi anni ha avuto modo di diffondersi ampiamente anche fra la popolazione – ad eccezione di qualche rara zona rurale – al punto da avere la toponomastica e tutta la segnaletica stradale e turistica nella versione bilingue arabo/inglese e la versione in inglese dei canali televisivi, dei canali radiofonici e dei quotidiani.
Negli Emirati Arabi Uniti la libertà di culto è garantita dalla Costituzione (art. 32), nel rispetto dei costumi locali e l’Islam è la religione di Stato. Vi è una maggioranza islamica sunnita (85%), mentre gli sciiti rappresentano il 15% della popolazione di religione musulmana.
Questi dati sono molto importanti dato che in primis, nel processo di internazionalizzazione, il primo step è quello di conoscere profondamente la cultura, gli usi e i costumi del paese in cui si ha intenzione di esportare e in secondo luogo ci permettono di non incappare in uno shock culturale.
Lo shock culturale comporta ansia e dubbi causati da un sovraccarico di situazioni e segnali sociali sconosciuti cosa che per un manager espatriato, che cerca di seguire in ogni minimo dettaglio una negoziazione d’affari, più che un inconveniente imbarazzante è un vero e proprio disastro!
Occhio alla gestualità, dato ciò che esprime culturalmente un gesto non è detto che sia universale, anzi, potrebbe essere addirittura decontestualizzato e indurre a conclusioni fuorvianti.
Dunque, la migliore difesa consiste in una completa preparazione interculturale che comprenda lo studio intensivo della lingua – o ingaggiare chi può occuparsene per conto dell’azienda-, la cui conoscenza consente di cogliere sottili ma importanti segnali culturali. Focalizzandoci invece sugli aspetti culturali emiratini, per quanto abbiano adottato modelli e stili di vita vicini a quelli occidentali, è bene sapere che gli autoctoni mantengono un forte legame con le proprie tradizioni, evidente anche nell’abbigliamento: gli uomini indossano una tradizionale tunica bianca detta kandura, con un copricapo chiamato keffiyeh, mentre le donne indossano tuniche nere dette abaya, con un leggero velo sul capo.
Essendo che, come abbiamo detto, rimangono un paese di cultura araba e di religione islamica, è consigliabile adottare comportamenti rispettosi dei valori locali, nei rapporti d’affari così come nella vita sociale, prestando particolare attenzione agli atteggiamenti da adottare soprattutto nei rapporti fra uomo e donna (gesti di affetto ed effusioni in luoghi pubblici sono vietati).
Parlando di affari, invece, è bene tenere in considerazione alcuni accorgimenti sia per quanto riguarda i cosiddetti periodi “off” – in cui la stragrande maggioranza delle aziende non lavora - che per l’approccio pratico con le aziende locali.
Specifichiamo innanzitutto che negli Emirati Arabi Uniti viene adottato il calendario occidentale, mentre le feste religiose seguono il calendario islamico. La settimana lavorativa va dalla domenica al giovedì mentre il venerdì, invece, è giorno di riposo e preghiera per i musulmani.
Le principali feste del paese – così come per tutto il mondo arabo e islamico – sono due:
L’Eid Al Adha, comunemente conosciuta come festa del Sacrificio, si celebra il 10 di Dul Hijja, undicesimo mese del calendario islamico - il calendario islamico segue le fasi del calendario lunare ed è composto da soli 354 giorni, suddivisi in 11 mesi vs i 364 giorni e i 12 mesi del calendario gregoriano; ciò significa che ogni anno, la cadenza delle ricorrenze è anticipata di circa 12 giorni.
È la festa religiosa più importante e la sua dura complessiva è di tre giorni consecutivi, per questo le sono riservati dei festeggiamenti maestosi in grado di bloccare l’attività lavorativa per almeno una settimana.
La stessa cosa accade per Eid Al Fitr (festa della rottura del digiuno, comunemente conosciuta come festa della fine del Ramadan); essa invece, è la seconda festività religiosa più importante ed è una testimonianza di gioia in segno per la fine di un lungo periodo di digiuno. Viene celebrata il primo di Shawwal, decimo mese del calendario lunare, in concomitanza della fine del mese di Ramaḍān. Anche in questo caso, l’attività lavorativa cessa per almeno tre giorni.
Oltre alle festività, è bene ricordare che l’Islam è uno stile di vita, dunque di alcuni accorgimenti è bene tener conto anche nella vita quotidiana. Se si vuole organizzare, per esempio, un meeting è gradito non farlo coincidere con l’orario di preghiera dato che allo scattare dell’Athan – richiamo alla preghiera – l’attività lavorativa si interrompe per riprendere subito dopo. Le preghiere sono rispettivamente cinque e sono denominate in base al particolare momento della giornata in cui sono scandite - Fajr (alba), Duhr (mezzogiorno), Asr (pomeriggio), Maghrib (tramonto) e Ishaa (notte)-. Esistono dei software appositi che permettono di calcolare e prevedere mensilmente – o addirittura annualmente – gli orari di preghiera precisi per ogni area geografica di nostro interesse.
Ultimo accorgimento, ma non meno importante, è il fatto di avere un carattere predisposto alla pazienza; la cultura araba prevede una ritualità prolissa e delle tempistiche abbastanza “lunghe”, non è escluso che tutto il procedimento di un affare possa concludersi gli ultimi dieci minuti della trattativa.
*Studentessa laureanda in Scienze della Comunicazione Interculturale presso l’università degli studi di Milano-Bicocca.
Specializzata in lingua e cultura araba, ha portato a termine il suo percorso con un elaborato finale intitolato “Poesia Araba: dalla Qasida alla poesia mistica e la sua influenza nella lingua italiana”.
Nell’ultimo periodo ha ricoperto il ruolo di addetta alla comunicazione per i paesi arabi, nello specifico per gli Emirati Arabi Uniti, presso l’ufficio import-export di Libra Consulting.*